pensieri.parole.fantasia: Calion gli alieni siamo noi - scoperte- cap2

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mercoledì 15 febbraio 2017

Calion gli alieni siamo noi - scoperte- cap2

L’alba arrivò prestissimo ma lei era convinta che era per i suoi pensieri. Aveva il cervello talmente in fiamme che aveva perso la cognizione del tempo. << in piedi, si parte all’avventura! >> Avvertì suo padre aprendo la porta della sua stanza vestito già con una vecchia tuta mimetica e un gilet marroncino con un macello di tasche. << arrivo tra due minuti. >> Con meno vitalità del solito si vesti con una vecchia tuta e una vecchia maglietta. Scese giù per la colazione, ma non la fini nemmeno, non aveva proprio fame. Suo padre era davanti la porta che faceva dondolare le chiavi. L’aria punente di prima mattina era una botta di vita. << pronta? >> Gli chiese sorridendo. << prontissima. >> Si stampò sul viso il sorriso più ottimista e sincero che aveva e salì sul pick-up carico di strumenti del padre. << andremo nella zona sud ovest della statale, dopo l’ultimo terremoto dell’ultimo anno si sono creati dei crateri e al reparto geologico dicono ci sia qualcosa li sotto, sono il primo dello staff ad arrivare perché mi trovavo già in viaggio per la tua festa di diploma, quindi il tuo aiuto sarà prezioso. Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi aiutasse a montare il campo. >> Le spiegò cosa dovevo e non dovevo fare, in pratica si trattava di scavare e scavare, e la cosa la eccitava parecchio. Finalmente poteva lavorare con dei veri strumenti da ricercatore e non con il piccolo chimico che aveva ancora in casa; e poi tutto quello scavare l’ avrebbe tenuta impegnata, cosi da non pensare ne a Rudy ne ai suoi stupidi baci. Arrivarono sul posto, e lo scossone della macchina che frenava le fece aprire li occhi di scatto, aveva passato tutta la notte in bianco e si era addormentata lungo il tragitto. La zona era immensa. Il posto si trovava in un bellissimo bosco pieno di altissimi alberi. Poco più avanti una grande voragine aveva aperto una galleria sotterranea. << Assicura bene la corda a quell'albero con il nodo che ti ho insegnato, poi l’altra estremità alla vita, così come faccio io.  >> Lisa segui alla lettera, caricarono gli strumenti sugli zaini e si calarono nella grotta. Ci volle mezza giornata solo per posizionare le luci e attaccarle ad un generatore. << uff !>>  esclamò lei salendo di nuovo per riavviare il generatore che proprio non voleva partire. << credevi che fosse stato più facile? >> le domandò il padre mentre tirava su le borse vuote. << no, è solo che non ho dormito molto. >> Si sette sul cofano della macchina <<vuoi parlarne? >> Lei sorrise, non era di certo una conversazione che avrebbe fatto con lui, anche se le diceva tutto, ma quella proprio non poteva. << nha, non è niente di che! >> Stavano per ricoprire la caverna quando le luci dell’auto e della grotta si illuminarono fino a scoppiare. Lisa si rannicchiò su se stessa mentre schegge di vetro provenienti dall'auto per poco non la colpirono. << cazzo! >> Esclamò suo padre. << ma che diavolo succede qui! >> Urlò guardando tutto il lavoro di una giornata andato in pezzi e correndo da sua figlia. << tutto ok, sei ferita? >> Lei disse di no con la testa, ma indicò lontano una luce, la stessa luce concentrata che aveva visto la sera prima e in piscina. << e quello che diavolo è? >> presero la macchina e si incamminarono verso la luce che diventava sempre più intensa. Si bloccarono quando si trovarono di fronte una rete spinata, che si estendeva per ettari. Su un cartello poco più avanti una scritta. << Proprietà di Carl Benfatti. >> Lisa lo lesse ad alta voce. << Carl Benatti? >> Ripeté lui correggendola. << Si, ho letto male scusa! lo conosci? >> Suo padre non aveva la faccia di uno che aveva piacere di sentirlo nominare. << Un tempo era un grande scienziato. Poi dopo la caduta di meteoriti 10 anni fa è completamente ammattito. Si dice che abbia speso tutti i suoi soldi per comprare questo terreno e che abbia costruito questo studio proprio intorno ad uno dei meteoriti. Ma nessuno ne è certo, è stato il primo a scoprirlo, e essendo il proprietario del terreno non a mai fatto avvicinare nessuno al suo studio. Si dice che a furia di studiare quel meteorite sia impazzito. >> Lisa rimase ad ascoltare come si ascolta un cantastorie, totalmente affascinata. << allora è meglio andare via, non mi piace questo posto! >> Disse lei mentre guardava quella casa illuminata quasi come se ci fosse un concerto. Un brivido freddo le passò la schiena, poi toccando la macchina una strana sensazione le attraversò la schiena fino alla testa. Si guardò allo specchio della macchina. << papà guarda? >> Aveva tutti i capelli che si innalzavano verso l’alto, quasi si trovasse a testa in giù. Poi anche quelli di suo padre iniziarono ad alzarsi. << energia elettrostatica! Fin qui? >> Guardò con aria dubbiosa quella strana abitazione. << andiamo via, ho paura che le cose che si dicono siano vere, questo sta combinando qualcosa qui, e non è niente di buono. >> Ci volle un po’, ma i capelli iniziarono a riabbassarsi, e successe quando uscirono dal bosco. Lungo il tragitto suo padre fece caso a dei cavi attaccati alla centrale elettrica appena fuori il bosco, e non erano cavi messi a regola d’arte, ma in modo molto sciatto, quindi non era stato fatto da uno degli addetti. Intanto in città i blackout andavano e venivano con frequenza sempre maggiore. << secondo me dovremmo chiamare la polizia! >> Disse la madre di Lisa non appena le raccontarono la giornata. Erano tutti in sala, con delle candele sparse ovunque per illuminare la stanza. << anche secondo me! >> Aggiunse Lisa. Il padre strinse le nocche sulla bocca. << si, lo farò domani, ora è tardi, e sono molto stanco. >> Lisa non obbiettò, perché anche lei era molto stanca. Infatti non appena toccò il letto si addormentò in un attimo. La mattina dopo stessa giostra, all'alba si alzò e avvisata che aveva informato la polizia di quando avevano scoperto si avviarono verso l’abitazione dello scienziato. Rimasero nascosti per non essere visti, e non ci volle molto prima che la polizia arrivò li. Non si riusciva a sentire bene, ma al terzo richiamo abbatterono la porta a calci. Poi delle urla arrivarono fino a noi. Urla disperate di un uomo che in camice bianco veniva portato fuori di forza. Non era neanche tanto vecchio come lo immaginava, doveva aveva l’età dei suoi genitori, sulla quarantina. Ma il modo trasandato e la barba incolta lo invecchiavano terribilmente. La polizia lo tenne, ma Lisa notò che mentre lo portarono via qualcosa gli cadde dal camice, ma non lo disse a suo padre che invece sembrava non essersi accorto di nulla. Stava guardando gli altri poliziotti che tiravano fuori dalla casa\laboratorio i fili che usava per prelevare corrente dalla centrale elettrica. Quindi le loro supposizioni erano esatte. << andiamo via, non c’è più nulla da guardare. >> Si rimisero a lavoro, e iniziarono gli scavi nella grotta sotterranea. Il cervello di Lisa si arrovellava su quell’oggetto che aveva visto cadere dal
camice del dottore. Non toglieva mai la mano da quella tasca, e non appena gli cadde una furia lo invase. Che cosa c’era di cosi importante in quella tasca tanto da mandarlo cosi fuori di testa. Voleva dirlo a suo padre, ma non ne ebbe il coraggio. Era li con sua madre a bere del vino seduti sul divano. Lisa li guardava da dietro l’arco della cucina, sembravano cosi felici, e non voleva rovinare quel raro momento. Si toccò il cellulare, pronta per chiamare Rudy, ma cambiò subito idea non appena tutti i ricordi degli ultimi giorni le tornarono a mente. Ma quello le fece notare che non aveva il cellulare con se. << o no, la grotta! >> Guardò fuori, era appena il tramonto. << prendo la macchina, vado un attimo da Angie, torno in un attimo! >> Inizialmente fu quello il suo pensiero, il cellulare lo avrebbe recuperato la mattina seguente. Ma poi al semaforo fu più forte di lei, girò a destra e tornò nel bosco. Recuperò prima il cellulare, che era proprio dove lo aveva lasciato. Poi senza neanche rendersene conto si ritrovò davanti alla rete di ferro del dottor Benatti. Non ci pensò due volte, era più forte di lei, doveva sapere cosa c’era nella tasca di quello starno tipo. Prese il marsupio con gli attrezzi e scese dalla macchina. Con delle tronchesi tagliò la rete e passò oltre. Il sole era un flebile ricordo, e le prime stelle iniziavano a punteggiare il cielo. Si avvicinò piano, il cuore in gola per l’adrenalina. Salì i tre gradini che scricchiolarono sotto il suo peso. Poi guardò a terra, c’era un cofanetto. Lo prese. La porta scricchiolò per via di una folata di vento, e una luce azzurra e intensa la inondò. Lisa si coprì gli occhi ed entrò dentro. Il laboratorio era pieno di lavagne bianche e strane formule matematiche. Adesso rimpiangeva di non essersi impegnata in chimica e fisica. Poi scoprì la bomba, << wuau, non ci posso credere!! >> Si avvicinò alla luce, proveniva proprio da un meteorite, che era conficcato a terra grande quasi come un armadio e alto altrettanto. Emanava una cerata energia elettrostatica, perché non appena allungò la mano i peli chiari del suo braccio si drizzarono. << quindi era tutto vero! >> Prese il cellulare, e iniziò a scattare foto. << questa è davvero grossa! >> Iniziò a ridere come una matta, incredula a ciò che aveva davanti. Poggiò il cellulare sul su un cavalletto li vicino e iniziò a riprendersi, mettendosi davanti al grosso meteorite. << io, so che non dovrei trovarmi qui, ma questa dovevo assolutamente filmarla. Le voci che si dicevano sul professor Benatti erano tutte vere, lavorava a qualcosa qua giù, qualcosa di grosso. E c’entra questo enorme e grosso meteorite. Ci sono dei disegni sulla lavagne qui accanto, disegni di un portale, come se stesse lavorando ad una porta verso un altro mondo, roba davvero da matti. Ma la cosa strana è che Emana energia propria, e è più o meno un magnete, perché da quello che ho notato tutte le cose in ferro sono ben saldate a terra. Ho trovato anche uno strano cofanetto, tra le stranezze. Giuro, lo apro e lo metto a posto. Se vedrete questo video non denunciatemi ahahah. >> Aprì il cofanetto. << c’è un foglio e una specie di ciondolo di meteorite a forma di rettangolo, ma con la punta molto affilata e a punta. La superficie anteriore è trasparente, mentre il resto è roccia. All’interno sembra esserci del liquido violaceo, non so cosa sia. Sul biglietto c’è scritto “DNA= energia”. Non ditemi che significa perché non lo so hahahahah…merda! >> Si portò un dito alla bocca si era tagliata con la punta del ciondolo. << un attimo, il colore sta cambiando, sta diventando blu! >> Il meteorite emanò una scarica di luce. Lisa aveva il cuore in gola, lo sentiva in ogni parte del suo corpo. Si avvicinò al meteorite ancora di più, e notò in basso una strana forma, e combaciava alla perfezione con la chiave che si era messa al collo. Si abbassò e per un attimo esitò, ma alla fine cedette alla tentazione. Poggiò la chiave sull’incavo della roccia, un fascio di luce azzurra inondò tutta la casa sembrò per un attimo giorno, si coprì gli occhi. Ma non successe nulla. Si scoprì gli occhi tirando un sospiro di sollievo. << questa è proprio bella, uuuuu che paura ahahahah meglio andare via! Alla prossima puntata di scienziati pazzi! >> Si avvicinò davanti al cavalletto e prese il telefono, quando la terra iniziò a tremare. << oddio! >> Lisa si trattenne al cavalletto ancorato a terra, una forza la attirava verso il meteorite, come il metallo ad una calamita. Il meteorite iniziò a cambiare, allargandosi al centro formando un vortice di luce azzurra e bianca. << aiuto, aiuto! >> Urlò invano Lisa. La forza centrifuga era tanta, il cavalletto cedette e fu risucchiata dal meteorite, che si richiuse non appena lei fu inghiottita. Quando Lisa si svegliò era completamente dolorante, e aveva una forte nausea, si girò appena in tempo per non vomitarsi addosso. Si mise in piedi, era strano, si sentiva terribilmente pesante, come se portasse una persona sulle spalle. << ho chiuso anche con la curiosità giuro! Ma che diavolo è successo, dove diavolo sono? >> Aveva battuto la testa, il sangue le colava giù dalla fronte. Tolse alcune gocce del suo sangue sull’occhio, poi si guardò intorno. << ma che razza di posto è questo! >> Arretrò spaventata. Era in un edificio imponente, con delle scritte illeggibili e fosforescenti su tutte le pareti che erano tutte di vetro trasparenti. Nella mente di Lisa iniziò a crearsi la paura; la paura che quel vecchio pazzo avesse ragione, che quello era davvero un portale verso un'altra dimensione. << ma stiamo scherzando! >>

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